Dott.ssa Teresa Ragusa +(39) 328.4061715
Psicologo Psicoterapeuta – Specialista in Psicoterapia Breve

Ooh! La pubblicità, questa tiranna dei genitori che sfruttano in trattativa

L’ho già detto quanto sia difficile educare, lo ripeto ancora perché il nostro tempo è quello del consumismo, che crea bisogni ingannevoli, non orientati alla crescita della persona bensì verso l’omologazione di falsi bisogni e vere pretese.

Che sfrutta il bisogno del gioco, la golosità e l’imitazione dei piccoli per indurli ai falsi bisogni che, ovviamente, sono i genitori a dover soddisfare affinché il pargoletto non si senta da meno degli altri.

In una parola: essere alla moda (che statisticamente vuol dire “i più”).

Non c’è genitore che non si trovi alle prese con questo fattore preponderante, forse ancora più difficile di quello convincere il bambino ad andare a letto.

Non c’è genitore, negli ultimi trenta/quarant’anni, che non abbia contrattato, ad esempio, l’applicazione nello studio con un paio di scarpe, o una felpa alla moda, o altro.

Per i genitori con pochi mezzi economici, una trattativa di questo tipo è di certo estenuante, oltre che costosa; ma per i genitori che hanno l’agio, è una trattativa apparentemente vantaggiosa, o non c’è bisogno di trattativa perché lo status quo “impone” la distinzione, da questa comodità/status ne escono ammaccati quando il figlio li delude.

Se ci pensate bene, lo studio è un diritto del minore; per il genitore invece è un dovere istruire il figlio.

Come se ne esce da questo corno?

Spostando la propria osservazione del dovere, verso il diritto che è un privilegio conquistato nei secoli.

Diversamente, mantenere il punto di vista del dovere restringe la prospettiva del diritto divenendo “vittime” della pubblicità e dei capricci dei figli, purché non siate vittime dello status quo o che non abbiate iniziato voi stessi il figlio dandogli le cose che non avete avuto voi da piccoli, o perché è più facile cedere al senso di colpa di non dare quel che un bambino ha realmente bisogno: affetto, attenzione, contenimento, guida, spiegazioni, dignità al suo essere.

Ovviamente, questi bisogni non possono essere espressi consciamente dal bambino perché non ha l’autocoscienza per farlo, ma quando i genitori soddisfano questi bisogni fondamentali, il rapporto è vivo e vero, e le trattative si aprono per altre cose con ritorni molto più gratificanti.

So già che quanto ho scritto piacerà a pochi ma, a volte, essere impopolare/non alla moda è segno di presenza pensata del proprio tempo.

Pensateci bene, non ci sono bisogni fittizi che possano sostituire quelli fondamentali, non c’è conquista senza impegno e cura, da cui deriva la soddisfazione di sé.

Non c’è crescita personale senza discernimento fra ciò che è primario, secondario e fittizio.

Fate caso, ad esempio che la maggior parte della pubblicità è diretta ai bambini e alle donne appartenenti alla classa sociale media e media alta, cosicché si spinge la classe sociale media bassa a consumare come quella media e quest’ultima a consumare come quella medio alta; sì sa i ricchi sono pochi e la spinta al consumo se la danno da soli.

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