Dott.ssa Teresa Ragusa +(39) 328.4061715
Psicologo Psicoterapeuta – Specialista in Psicoterapia Breve

Ooh! La difficoltà di educare e di superare quel che ci accade

C’è il genitore che stimola il figlio introverso, a essere estroverso, e c’è il figlio che non gli perdona questa stimolazione o, diversamente, gli è grato per quel che gli ha insegnato.

C’è il genitore vanaglorioso, e c’è il figlio che si sente schiacciato, oppure si mette in simmetria facendo – da grande – quel che il genitore ha fallito in gioventù, oppure assimila la vanagloria.

C’è il genitore che insegna, ma non dà l’esempio, e c’è il figlio che osserva tanta contraddizione sentendosi diverso, oppure dice ad altri cosa devono fare e lui non è un esempio.

C’è …

Insomma c’è sempre la difficoltà di fare emergere noi stessi, il nostro essere, perché la famiglia ci condiziona e non è facile scoprire noi stessi, darci la luce. C’è sempre la difficoltà, per il genitore, di rispettare e coltivare l’indole del figlio, e la difficoltà del figlio di far brillare la luce propria; oppure c’è il figlio che dà il “colpo di coda” e fa emergere la sua persona.

In sistemica esiste il principio dell’equi/multifinalità, che vuol dire: stesse cause – diversi effetti, diverse cause – stessi effetti. Questo principio è formulato sulla base degli studi casistici e sul campo, condotte a Palo Alto in California.

C’è anche chi ha preceduto questo principio e ha sintetizzato la sua osservazione con l’aforisma: La realtà non è quel ci accade, ma ciò che noi facciamo con quel che ci accade (Aldous Huxley). Mi piacciono entrambi, l’uno perché è tratto dallo studio scientifico e l’altro perché è un esempio di saggezza. La saggezza è il trionfo sul dolore della vita.

C’è sempre l’opportunità di dare una svolta alla propria esistenza, non rimanere imbrigliati nella rete familiare, ma è più facile incolpare e rimanere invischiati piuttosto che chiedere aiuto e mettersi le ali.
Si sa, la vergogna di chiedere aiuto è la nostra prima nemica e così pure l’arroganza di credere d’essere sempre nel giusto.

Almeno una volta c’è capitato d’incontrare una persona che poteva esserci d’aiuto, possiamo non avere riconosciuto l’importanza di averla vicina, e va bene; c’è sempre un momento per aprire gli occhi e non lo abbiamo fatto, e va bene; c’è sempre qualcosa che non sappiamo apprezzare sul momento, e va bene; ma per quanto tempo dobbiamo rimanere ciechi e sordi, considerando che gli “angeli” stanno fra noi?

E se è vero che non abbiamo saputo cogliere le occasioni, è vero che la psicoterapia non è un’occasione, è una cura. Uscire dal pregiudizio che la psicoterapia è per “i matti” è un passo verso te stesso. Anche uscire dalla pastoia che “costa troppo” è un passo verso te stesso perché esiste l’investimento sulla cura – qual è la terapia breve.

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