Credo nell’importanza dei rapporti umani; credo nel bisogno umano di essere riconosciuto dagli altri; credo nella difficoltà che incontrano molti giovani nei rapporti fra loro, nello studio e l’inserimento nel mondo del lavoro; credo nella difficoltà dei genitori di educare i figli e in quella degli insegnanti, credo a tutto ciò perché credo che ai giovani sia stata rubata la vita con l’illusione che tutto sia facile o che basti il diploma per avere il posto di lavoro, ma poi c’è lo sfruttamento e non la formazione.
Non credo alla fantasia di molti giovani di sentirsi speciali perché vestono secondo la moda e fanno gruppo, non hanno nulla di speciale perché sono polli cresciuti nella batteria della TV commerciale. Non credo nell’obbligo della scuola superiore finché è il parcheggio dei giovani che vorrebbero lavorare. Non credo nei corsi di laurea breve perché ci vuole tempo per assimilare un sapere e altro tempo per imparare a utilizzarlo e capire che quel sapere poco si applica alla vita reale.
Addosso ai genitori che accontentano i figli in tutto, addosso ai giovani maleducati, addosso agli oggetti dell’interesse commerciale. Genitori e figli, non siete stanchi di essere oggetto della commercializzazione e poi ricevere i calci di chi ha il potere? Il potere ce l’ha la scuola quando afferma che vostro figlio non è scolarizzato e ogni anno cambia i libri di testo e giù altre spese; il potere ce l’ha la televisione quando vi rimpinza di inutili bisogni e poi punta il dito sulla maleducazione dei vostri figli; il potere ce l’ha l’imprenditore quando sfrutta e non forma; il potere ce l’ha il mercato quando dice che i giovani non sono preparati; il potere ce l’ha chi ne sa una più del diavolo e voi vi arrabbiate in famiglia perché è colpa di babbo o di mamma, altrimenti dell’altro coniuge che vizia il figlio.
“Datemi una leva e vi solleverò il mondo”, disse Archimede. Prendo spunto dall’affermazione per dire: Prendete il telecomando e imparate a spegnere la televisione, quella che svezza i figli alle altre corbellerie. Riprendete in mano la vostra vita affinché i vostri figli ne abbiano una; affinché non siano gregge beato dell’appiattimento, o frustrato per non sapere come venirne fuori.
Non è facile essere adolescenti, non lo è mai stato perché è un momento di passaggio fra l’essere acerbo e credere di conquistare il mondo fino a possederlo. Le scuole, i servizi sociali e l’industria, hanno un osservatorio di tutto rispetto per rilevare i fenomeni giovanili, ma chi crea questi fenomeni? Chi è il pastore che riunisce le pecore, chi il cane che aiuta il pastore? La psicoterapia non si occupa dell’analisi della formazione dei fenomeni giovanili, ma ha la capacità di estrapolare cosa e come influenza le menti in generale. I mass media, ad esempio, sono focalizzati sui bisogni da indurre nei bambini, adolescenti e genitori; ovvero le persone più facilmente raggiungibili in fatto di bisogni voluttuari. La scuola rimane nel suo vecchiume neoclassico e non forma a esperire i bisogni sostanziali di un minore, come liberarsi delle emozioni negative che vivono e come coltivare i rapporti.
Fin qui una sintetica panoramica dell’appiattimento giovanile e delle sottostanti difficoltà educative: genitori e figli non hanno consapevolezza d’essere l’oggetto di un sistema di mercato, di una cultura della mercificazione che fa leva sui desideri per indurre falsi bisogni, vere imitazioni e frustrazioni; che induce rapporti negativi ed emozioni tossiche che non aiutano a svelare le proprie risorse per una formazione utile a sé e alla società. Di fronte a tanto appiattimento indotto, e relative critiche ai giovani e ai genitori, rispondo citando M. Erickson: “Nella vita, il prezzo della sopravvivenza è l’eterna vigilanza e la disponibilità ad imparare”, per dire che uno psicoterapeuta che non tiene conto della realtà sociale, come può comprendere le difficoltà di un giovane e dei genitori a loro volta vittime attive, seppur inconsapevoli? Come la psicoterapia può avvalersi operativamente di questi influssi e sbrogliare la matassa nei rapporti genitori-figli, sviluppo personale e sociale? Può, perché benché non abbia il potere di risolvere i fenomeni di massa, ha però la capacità di rompere certi influssi e ristabilire la sanità di cui ogni individuo è portatore alla nascita; ha la competenza per creare opportunità favorevoli alle proprie risorse, per non essere soggetti alla strumentalizzazione, per sviluppare la crescita personale, per riprendere in mano la propria vita.




